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Un utlimo fuoco d'artificio

Tradotto da Alessandro Ziccardi, Albert Stefanov Popov, Filippo Giordano Grigatti e Carmine Mormile della classe 4DL del Liceo D. Alighieri di Ravenna

Quando Alex apre gli occhi, la prima cosa che vede sono le bottiglie. Allineate con cura contro il muro di fronte al materasso su cui dorme, dove il sole non rischia mai di ossidare il loro prezioso contenuto, sul pavimento per prevenire una caduta brutta. Alex pensa in termini di bottiglie, ricordandosi di un passato morto da molto tempo.

In realtà, è una collezione bizzarra di barattoli, vasetti di marmellata o contenitori, recuperati durante i suoi vagabondaggi nella città distrutta. Tutti contengono un liquido incolore, ma torbido. Sulla superficie macerano pepe, peperoncini e spezie. Tutto quello che ha trovato negli armadi abbandonati e con cui spera di camuffare il sapore pungente dell'alcol. La soluzione è questa, oppure quella di smettere di bere. E Alex non riesce a rinunciare a quest'ultimo piacere.

È ancora presto. Il sole, anche se costantemente velato, le fa intuire che è metà mattina. Alex ha i suoi punti di riferimento: alle otto il cielo passa da un color cenere a una nebbiolina sabbiosa. Alle dieci la 2 facciata delle torri vetrate, almeno quello che ne resta, inizia a brillare. Alle tredici non c’è più ombra nel cortile scolastico deserto. Alle 16:00 il calcestruzzo screpolato inizia a rilasciare il calore accumulato. Poi cala la notte e ritorna la cenere. Le giornate sono brevi, ma sembrano interminabili.

Alex aspetta sempre il ritorno dell'oscurità per stappare una bottiglia o due, o tre. Ha mantenuto questo vizio della sua vecchia vita. L’abitudine di bere da sola l’ha dovuta accettare ora che non c'è più nessuno. Ma non beve durante il giorno. Questo lo rispetta. Alex non è una poco di buono, non si lascerà andare. È l'ultimo baluardo della civiltà che rimane.

Durante la giornata cerca di trovare con che riempire le bottiglie che ha svuotato il giorno prima. Deve anche sfamarsi , cosa che diventa sempre più difficile. Alex gestisce tutto questo con un forte dolore alla testa e lo stomaco sottosopra, che di certo non aiutano.

Alex si alza, tra mille difficoltà, e si allontana dalle figure delle bottiglie in cui galleggiano dei sapori ingannevoli. Aggiunge un segno sul muro che usa come calendario. È il cento trentaduesimo giorno. Quasi cinque mesi dopo che il mondo è crollato. Alex non si è ancora abituata. Ogni giorno spera di incontrare un suo simile durante i suoi vagabondaggi per le strade deserte. O un cane. O un uccello. O un qualsiasi essere vivente. Ma ora come ora niente. Alex è sola. Non capisce il perché. Prova a convincersi che se è sopravvissuta, allora anche altri lo saranno. Deve essere così. Quindi quando va in giro, urla. Fa rumore. Perlustra. Non ha paura, poiché morire dopo un incontro sarebbe sempre meglio che morire da sola. Ma anche questo le è diventato difficile.

Le gira la testa e si appoggia per un momento alla porta che separa la camera da letto dalla cucina. Si è appropriata di un trilocale, su un unico piano, in una bella casa in periferia. Essendo sola al mondo, tanto vale prendersi tutto. Ciò l’ha fatta ridere all'inizio. Tutto questo lusso, questi oggetti, i nuovi mobili nuovi e le stoviglie lucide. Si è preparata dei banchetti rovistando tra le provviste dei vecchi proprietari, poi dei vicini, nelle cantine e negli armadi. Il vino, soprattutto, l'ha stupita. Lei che nella sua vita aveva conosciuto solo le birre insipide in lattina e i vinelli economici, ha scoperto un universo di sapori magici. Chasselas in botte del castello di Mont-sur-Rolle, prodotti nella tenuta di Roliebot *, la dolcezza del Sauvignon Blanc invecchiato in botti di quercia, l’acidità rinvigorente del Fendant dei vicini vallesani, la morbidezza del Merlot, i colori rubino, i profumi di lamponi, gli odori di terra e foresta. Alex non aveva mai sospettato che potessero esistere simili nettari. Alex è sparita verso orizzonti baciati dal sole, di tavolate numerose, di famiglie rumorose, di risate, di canti. A volte faceva lunghe conversazioni da sola, arrivando a credere che la sua voce fosse quella di un'altra, che ci fosse qualcuno con lei, con cui condivideva il suo pasto e la sua vita.

E poi il vino si è prosciugato. Proprio come l'elettricità e la luce del sole. Alex ha dovuto liberarsi di tutto ciò che marciva. Niente più surgelati e verdure fresche. Niente più finte serate di gala e amici immaginari. Niente più sogni. Per quanto volesse aggrapparsi ad essi, Alex non è riuscita a tenerli con sé. È tornata alla realtà: un mondo distrutto, umani scomparsi, animali dispersi, una sola sopravvissuta. E, peggio ancora, nessuna spiegazione. Alex non sa cosa sia successo. E non c'è più nessuno che glielo possa spiegare. Un giorno si è addormentata nella sua stanza dopo una lunga giornata di lavoro alla caffetteria della stazione. Al risveglio: niente. Una città in rovina, un paese muto, l'assenza di tutto, anche dei fantasmi. Non sa se sia successo su tutto il pianeta. Ma teme di sì, perché gli aerei sono scomparsi dal cielo e la radio, quando ancora trasmetteva, sapeva solo sfrigolare.

Per non soffermarsi sulla tragedia, Alex prende uno zaino e il suo bastone da passeggio. Stare sola, rinchiusa con le sue bottiglie, non farà che farle venire la voglia di stapparle prima dell'ora che si è imposta. Tanto vale allontanarsene. Nella città cammina a caso. Conosce ogni piastrella da tempo. E anche ogni casa e supermercato. Ha saccheggiato tutto metodicamente. Il suo territorio di caccia è esaurito. Dovrebbe prendere il largo se non vuole morire di fame. Ma è al di sopra delle sue forze. Sa che la fine è vicina. Per questo si prende cura delle sue bottiglie da settimane. Da quando ha capito che la sua sopravvivenza è stata solo un piccolo errore dell’universo prima della sua completa distruzione. Un errore, un passo storto, che avrebbe prolungato l'agonia di qualche mese. Alex non sa più se è orgogliosa di essere l'ultima luce dell'umanità o se avrebbe preferito scomparire con gli altri. Le sembra che a questa domanda non ci sia una risposta giusta. D'altra parte, quello che sa è che andrà via in bellezza, con il sangue in fiamme e lo spirito in festa.

Stasera brinderà un'ultima volta alla salute del mondo. E l'alcol speziato con amore promette un bel fuoco d'artificio che alla fine la porterà ad un nuovo orizzonte.

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