Più o meno umano
Tradotto da Elisa D’Andrea, Giulia Nicole Greco e Alae Metekhkhem della classe 4DL del Liceo D. Alighieri di Ravenna)
Amare Julia non è mai stato facile. Era tanto capricciosa quanto imprevedibile. In tre anni della loro complicata relazione avrebbe dovuto impararlo. Eppure Jak0 si era fissato e si ostinava.
Mercoledì, ebbe la bella idea di comprarle dei fiori. Un negozio di importazione extraplanetaria era appena stato aperto nella cupola 24B. Jak0 aveva imparato che le piante appena colte erano molto apprezzate dalle femmine umane. Aveva dunque interrotto le faccende domestiche, indossato l'indispensabile muta stagna che proteggeva dalle piogge acide torrenziali del pianeta e aveva affrontato a cielo aperto i cento metri che separavano la sua cupola dalla 24B.
Tutte le cupole erano costruite con lo stesso identico schema, quindi Jak0 non esitò un istante: cinquanta metri a sinistra, proseguì oltre il reparto medico e il pozzo di rifornimento, svolta a destra per entrare nel quartiere commerciale. Il terzo cartello mostrava piante multicolori dalle forme sinuose. Non gli ci vollero più di quindici unità di tempo per salutare l'androide di turno, fare la sua scelta, saldare il conto e riprendere la strada.
Rimpatriare il bouquet non fu un’impresa facile. Jak0 non aveva pensato di doverlo proteggere dalle piogge acide. Cercò di incastrarlo tra il cranio lucido e la sua visiera, ma aveva paura di schiacciarlo. Pensò di ripararlo con le mani guantate, ma aveva scelto un mazzo particolarmente fitto e dovette rassegnarsi a tornare al negozio per acquistare una cloche da trasporto. Quest’ultima costava più crediti del bouquet stesso. Jak0 non ci prestò attenzione. Avrebbe dovuto.
Una volta rientrato nell'appartamento che condivideva con Julia, Jak0 posò il bouquet sul mobile all'ingresso. Era contento della sua iniziativa: i rampicanti verde tenue esaltavano il rosso dei bulbi appena sbocciati. Rispetto alle mura della stanza, i nuovi colori portavano delle sfumature sgargianti. Jak0 lo trovava piacevole e non gli era concepibile pensare che la sua compagna non concordasse con lui.
Julia rientrò mentre la terza luna sorgeva in un cielo grigio. Sembrava stanca, i capelli fini erano raccolti in un'acconciatura sciatta e i suoi occhi erano spenti. Il suo lavoro alla torre di controllo dello spazioporto richiedeva un'attenzione costante.
Le ore si allungavano in base ai ritardi delle navi e delle tempeste locali o lontane. I cervelli elettronici più avanzati non potevano ancora fare a meno degli umani. Gli imprevisti, i compromessi, soluzioni di scambio, alternative…Queste acrobazie non potevano essere realizzate solo da esseri formati da millenni di evoluzione e abituati al cambiamento. Le macchine avevano più difficoltà a disfarsi delle istruzioni incise nei loro neuroni di silicio, il che le rendeva lente e inadeguate in molte circostanze.
Al contrario, questa crea degli eccellenti compagni, poichè programmabili, docili e fedeli. È per questo che Julia aveva scelto Jak0 quando arrivò sul pianeta. La macchina aveva cinque anni per lavorare e memorizzare per dare un minimo di credito. Poi lei tornerebbe a scorrere pacificamente i suoi giorni sulla sua cara e vecchia Terra. Legando la sua vita a Jak0, Julia contava su di lui per gestire la quotidianità domestica, cosa che faceva molto bene finchè ricordava il suo ruolo. Purtroppo delle volte però i suoi circuiti lo facevano distrarre. Perché i progettisti si ostinavano a voler umanizzare queste macchine? Julia vede bene i danni causati dagli embrioni di coscienza e di sentimento che germogliavano nei robot. Quante volte Julia ha dovuto rimproverare Jak0 per avere eseguito male delle richieste?I piatti sofisticati e non abbastanza nutrienti. La riqualificazione regolare e inutile del suo interno. Il suo desiderio malato di compiacerlo. Avrebbe dovuto scegliere un modello più vecchio forse, meno predisposto alle complicazioni.
Jak0 non capì lo scatto d’ira di Julia quando finalmente il vaso e i fiori. Jak0 aveva pazientemente aspettato che lei lo notasse, sapendo che non amava iniziative di conversazione. Jak0 dunque l’aveva vista spingere pesantemente la porta d’ingresso, sbarazzarsi dell’uniforme da lavoro e prendere il bicchiere d’acqua filtrata che preparava ogni sera. Julia allora si lasciò cadere sulla poltrona che aveva preso le sue dolci forme. Si alzò subito, balzando come un pupazzo a molla. Gli occhi fuori dalle orbite fissati sul bouquet, aveva rimproverato:
- Che cos’é?
Facendo finta di essere occupato a preparare il pasto, Jack0 non aveva risposto subito. Aveva imparato l’importanza del tempismo delle risposte nelle conversazioni.
- Hey, Ja', Cos’è questo?
Alla fine si è girato è ha risposto nel modo più normale
- Dei fiori.
Il tono si era alzato di un tono
- Lo vedo bene che cos’è! Ma da dove viene? Perché cazzo è qui?
- È un regalo per te, Julia
- Un regalo?
- Si. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere. Ci sono riuscito?
L’umana finisce per esplodere.
- Dei fiori? Mi hai comprato dei fiori? Mi rovino la salute mentale a lavorare giorno e notte per il mio futuro, e tu spendi soldi in fiori?
Jak0 aveva capito che aveva fatto di nuovo un errore, ma come ogni volta, rimaneva perplesso. Lui è lì per rendere la vita della sua compagnia più facile , occuparsi di lei e della casa. Niente è più prezioso per lui che la sua felicità. E in fondo al suo database aveva l'idea che gli umani amassero i fiori. Cos'altro aveva capito male? Per cercare di rimediare, Jak0 disse:
- La cena è pronta. Vuoi mangiare insieme?
Ma Julia non ebbe alcuna vergogna a rispondere:
- Mangio nella mia camera. Da sola!
Jak0 annuì. Percepì l'ira e capì che doveva andarsene. Ma, volendo chiudere il capitolo doloroso, chiese:
- Cosa dovrei fare con i fiori se non ti piacciono?
Il vulcano si riaccese:
- Mangiateli i tuoi fiori!
Julia si prese il pasto pronto e si chiuse nella seconda stanza dell’alloggio sbattendo la porta Jak0 analizzò rapidamente la situazione e capì che la cosa migliore, se non si fosse capito, sarebbe stata obbedire. Allora si mise ad ingoiare una ad una le foglie e i fiori teneri. Seduto a terra, di fronte al muro, pelle bluastra, nuda e liscia, l’android sentì il delicato profumo della sua umanità fuori posto.
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